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Dichiarazione di Consenso su Hiv relativamente al Diritto Penale

15 ottobre 2018

Uno dei documenti più significativi usciti dalla Conferenza Mondiale sull’AIDS tenutasi ad Amsterdam a luglio 2018, è stata la Dichiarazione di consenso in materia di HIV relativamente al Diritto Penale, che porta la firma prestigiosa di Françoise Barré-Sinoussi e di molti altri esperti in materia di HIV/Aids provenienti da tutto il mondo. Tale lavoro è stato realizzato facendo una revisione dettagliata della letteratura pubblicata in inglese fino ad aprile 2017.

Il presupposto di questa Dichiarazione è che in almeno 68 Paesi del mondo esistono leggi che criminalizzano pesantemente la mancata divulgazione, l’esposizione o la trasmissione di Hiv sia nel caso di rapporti sessuali, ma anche in caso di atti quali morsi e sputi. In molti casi tali leggi non si rifanno alle evidenze scientifiche disponibili, ma spesso sono influenzate dallo stigma e dalla paura associati all’Hiv.

Lo status di Hiv positivo, in molti paesi viene perseguito anche quando la trasmissione ad un’altra persona non è avvenuta o addirittura non era possibile o era estremamente improbabile e dove non è stato provato alcun intento doloso.

Gli autori sottolineano che la Dichiarazione di Consenso non ha lo scopo di essere un documento di sanità pubblica relativo alla prevenzione od alla programmazione di misure atte a contenere l’epidemia. Uno degli errori commessi frequentemente da chi opera nella giustizia penale, è di applicare ai singoli atti le stesse stime di rischio usate in epidemiologia per le popolazioni. Ad esempio, una meta-analisi di 14 studi ha rilevato che l’uso del preservativo in rapporti vaginali riduce dell’80% la trasmissione di Hiv. Tali dati, ricavati da studi su popolazioni, potrebbero indurre a ritenere che c’è una possibilità su 5 che il partner ricettivo acquisisca l’Hiv e quindi, se presentati in tribunale, provocare una condanna. In realtà, a livello di popolazione la stima dell’80% di efficacia del profilattico non esiste come stima autonoma del rischio di trasmissione dell’Hiv, ma va applicata al rischio associato a diversi atti sessuali. Se per esempio il  rischio stimato di trasmissione dell’Hiv da uomo a donna durante un singolo atto senza condom è pari allo 0,08%, il rischio di trasmissione quando viene usato il preservativo può essere come minimo dell’80% più basso. E’ importante inoltre tenere conto anche di altre variabili, quali bassa carica virale o il ritiro prima dell’eiaculazione o l’uso scorretto del condom.

Rischi di trasmissione

Anche se la via sessuale è una forma comune di trasmissione dell’Hiv, questa Dichiarazione mette in evidenza come la possibilità di contrarre Hiv durante un singolo rapporto sessuale varia da nessuna a bassa, mentre varia da nessuna possibilità a possibilità trascurabile in caso di morsi o sputi.

Nella prima parte della Dichiarazione gli autori mettono in rilievo i fattori che influenzano le possibilità di trasmettere (e non trasmettere) l’Hiv:

  • L’uso corretto del preservativo previene la trasmissione dell’Hiv
  • Una carica virale bassa o non rilevabile (Undetectable) abbassa significativamente o elimina la possibilità di trasmissione dell’Hiv
  • La Profilassi Pre Esposzione (PrEP) riduce significativamente il rischio di trasmissione dell’Hiv
  • La Profilassi post Esposizione (PEP) riduce significativamente il rischio di trasmissione dell’Hiv
  • La circoncisione maschile diminuisce la possibilità di trasmissione di Hiv da donne a uomini
  • Pratiche di riduzione del rischio, come l’uscita prima dell’eiaculazione o l’uso di posizioni strategiche (es. se il partner Hiv positivo è ricettivo nel rapporto anale) riducono la possibilità di trasmissione dell’Hiv
  • Le infezioni sessualmente trasmissibili (IST) possono aumentare la possibilità di trasmissione dell’Hiv in alcune circostanze.

Rapporti orali

Nella Dichiarazione, gli esperti mettono in risalto come la possibilità di trasmissione mediante rapporto orale eseguito su una persona Hiv positiva, anche con carica virale rilevabile e/o in assenza di condom, varia da nessuna a trascurabile, in rapporto al contesto. I pochi studi clinici che hanno indagato su tale modalità di trasmissione non sono riusciti a individuare alcun caso di contagio da Hiv. Sono stati esaminati uno studio su coppie eterosessuali, uno studio su coppie lesbiche ed un terzo studio su uomini che fanno sesso con uomini (in particolare partecipanti che hanno riportato di eseguire fellatio con eiaculazione su partners Hiv positivi o con status sconosciuto) e nessuno di questi studi ha mostrato alcuna sieroconversione. Un modello statistico applicato a questi risultati ha concluso che il rischio per sesso orale era compreso tra lo 0 e lo 0,04% (4 su 10.000).

Inoltre, la Dichiarazione ribadisce che l’Hiv non può essere trasmesso attraverso il contatto con una superficie ambientale(oggetti, sedie, WC, ecc.) o mediante cibo o bevande e che non ci sono casi di dimostrata trasmissione tramite morsi o sputi.

Il danno causato dall’Hiv

La seconda parte della Dichiarazione considera il fatto che in molti casi l’applicazione della legge penale viene influenzata da persistenti malintesi che tendono a sovrastimare i danni dell’infezione da Hiv. E’ un aspetto importante, perché se, ad esempio, l’infezione da Hiv è considerata una “lesione grave”, verrà sanzionata come tale. E’ quindi essenziale sottolineare gli enormi cambiamenti nella prospettiva di vita delle persone che vivono con Hiv che si è verificata negli ultimi decenni, grazie alle terapie antiretrovirali. In particolare la Dichiarazione sottolinea che, se pure l’Hiv causa un’infezione che richiede un trattamento continuo, le persone che con essa convivono possono avere una vita lunga e produttiva nel corso della quale lavorare, studiare, viaggiare, avere relazioni, avere e crescere figli e contribuire alla società in molti altri modi.

Uso delle prove scientifiche

La Dichiarazione, infine, esamina l’uso delle prove scientifiche e mediche nei procedimenti penali in cui è in discussione la prova dell’effettiva trasmissione da una persona all’altra. Solitamente ci si riferisce alle cartelle cliniche, alla storia sessuale e all’analisi filogenetica dei campioni di Hiv del denunziante e dell’imputato. La Dichiarazione afferma che:

  • le cartelle cliniche possono fornire informazioni contestuali ma non possono stabilire la trasmissione fra due persone.
  • l’analisi filogenetica può essere usata come strumento forense. I risultati possono essere compatibili, ma non possono dimostrare in modo conclusivo che un soggetto abbia infettato un altro. E’ importante sottolineare che i risultati filogenetici possono scagionare un imputato quando i risultati non sono compatibili con l’accusa.

E’ inoltre ribadito che l’analisi filogenetica è estremamente complessa ed è importante che venga eseguita ed interpretata da esperti che comprendano appieno i limiti della tecnica e che rendano conto di tali limiti nelle loro relazioni.

Conclusioni

In conclusione, questa Dichiarazione di Consenso è una pietra miliare nella storia della criminalizzazione dell’HIV, e nella campagna per garantire che le persone che vivono con HIV siano trattate in modo equo nel sistema di giustizia penale.  La raccomandazione finale è che i Governi e coloro che operano nel sistema giudiziario prestino maggiore attenzione ai significativi progressi che la scienza ha fatto nel campo dell’Hiv nelle ultime tre decadi e che vengano fatti sforzi per assicurare che l’applicazione del diritto penale sia supportata da una completa comprensione delle attuali conoscenze scientifiche al fine di ridurre lo stigma e la discriminazione ed evitare errori giudiziari.